Fil(m)osofia

The Great Debaters [Il potere della parola]

Regia di Denzel Washington, 2007.

La pellicola è ispirata alla storia di Melvin B. Tolson, professore negli anni ’30 del Novecento al Wiley College Texas, un collegio per studenti afroamericani. Tolson, poeta e politico impegnato nella rivendicazione dei diritti, istituì a Wiley il primo gruppo di dibattito o Debate.

Il Debate è una pratica oratoria dalle origini antiche, sviluppata poi nel Medioevo, che vede due oratori o, nella forma più recente, due squadre di oratori opporsi argomentando pro o contro una mozione data. Il Debate è anche un potente strumento didattico, particolarmente utilizzato in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove sin dalla fine del’800 vengono costituiti veri e propri tornei di dibattito in cui gli studenti si sfidano a suon di parole, come raccontato dal film. È oggi una pratica sempre più diffusa anche in Italia [vedi il nostro corso di formazione docenti].

Tornando al film, Tolson forma la prima squadra di Debate del Wiley College, formata da 4 studenti afroamericani (fra cui una ragazza, Samantha Booke, e un giovanissimo studente precoce di soli 14 anni, James Farmer Jr., figlio di un docente del college). Sarà il gioco del debate a portarli a sfidare, e battere, squadre di prestigiosi College americani nei primi tornei interraziali, sino a giungere a competere contro Harvard (licenza del film).

Le vicende dei quattro, i loro sogni di giovani studenti, le loro insicurezze e i primi amori, si intrecciano inevitabilmente con la lotta per i diritti e l’uguaglianza nell’America del sud degli anni ’30: diritti degli afroamericani, diritti delle donne e diritti dei lavoratori, rivendicazioni che in un modo o nell’altro i protagonisti della storia vivono tutti quotidianamente sulla loro pelle.

Il mio avversario sostiene che non è ancora arrivato il giorno perché bianchi e neri vadano nello stesso college; dividano la stessa università; entrino nella stessa classe. Be’, mi potreste cortesemente dire quando arriverà quel giorno? … Arriverà domani?… Arriverà la prossima settimana?… Tra un centinaio d’anni?.. Mai? No! Il tempo per la giustizia, il tempo per la libertà e il tempo per l’uguaglianza è ogni giorno, ogni giorno, è adesso! ”.

Gara dopo gara, vittoria dopo vittoria, i giovani studenti imparano l’arte della parola e a gestirne tutto il suo potere. Il torneo di Debate diventa così il loro modo di scendere nell’agorà, denunciare le ingiustizie di cui sono testimoni e rivendicare la possibilità e il diritto a un futuro diverso.

Per un approfondimento sulla vera figura di Tolson e il suo team di dibattito si veda qui.

didattica della filosofia, Evento

Formazione docenti: introduzione al Debate

Si è tenuto ieri, in modalità online, il secondo incontro del corso di formazione Introduzione al Debate, rivolto a docenti di ogni ordine e grado, dalla Scuola dell’infanzia alla Scuola secondaria di secondo grado.

La settimana scorsa, nel primo incontro, abbiamo ragionato insieme sui fondamenti teorici e pedagogici di questa pratica, e sui diversi obbiettivi formativi che con essa ci si può prefiggere. Sulla base di questi obbiettivi, abbiamo quindi esaminato alcune fra le più diffuse tipologie di Debate, riconoscendo come i diversi format o protocolli di Debate non siano neutrali rispetto alla finalità educativa che ci si propone di raggiungere. Abbiamo, infine, chiuso l’incontro con una riflessione su alcuni possibili ‘rischi’ di questa pratica e come neutralizzarli.

Con l’incontro di ieri siamo entrati nel merito dell’attività, che abbiamo ricostruito nelle sue fasi principali:

  1. Esame e definizione della mozione
  2. Ricerca di dati ed evidenze
  3. Elaborazione degli argomenti
  4. Confutazione delle tesi avversaria

Per gli insegnanti dell’Infanzia e della Primaria, si è riservato un momento di confronto sul “fare Debate con i bambini”: per i più piccoli il gioco del Debate può essere introdotto, o affiancato, da moltissime attività preparatorie volte a esercitare la pratica dell’argomentazione, dal dialogo filosofico in cerchio, a giochi di ruolo, a semplici esercizi del dare ragioni.

Il dialogo tra docenti di diversi ordini scolastici è un elemento di grande arricchimento per il corso. Fornirà il punto di partenza per la progettazione condivisa di un curriculum verticale (dall’Infanzia al Liceo), con interventi didattici progressivi, non estemporanei, che accompagnino gli studenti all’esercizio dell’argomentazione durante tutto il loro percorso di studi. Sarà anche l’occasione per progettare momenti di gioco-incontro tra bambini e ragazzi più grandi.

consigli di lettura, filosofia pubblica

Stronzate. Un saggio filosofico

Di Harry Frankfurt, On Bullshit, 1986; trad. it. di M. Birattari, Rizzoli 2005.

«Mai dire una bugia quando puoi cavartela a forza di stronzate»

(E. Ambler, Dirty Story, The Bodley Head, 1967, p. 25)

 

In questo pamphlet, il filosofo statunitense Harry Frankfurt ci introduce la distinzione tra bugie, falsità e le Bullshit, stronzate. La distinzione non è di poco conto e presuppone un diverso rapporto con la ‘verità’.

stronzate

“Dire una bugia è un’azione con un fine preciso. Ha lo scopo di inserire una particolare falsità in un punto specifico di un insieme o di un sistema di valori […] chi dice una bugia si sottomette le costrizioni oggettive imposte da ciò che lui stesso considera la verità. Il bugiardo non può non preoccuparsi dei valori di verità. Per inventare qualunque bugia, deve credere di sapere che cosa è vero.” (p. 49)

Diversamente dal bugiardo, chi dice stronzate non si preoccupa affatto della verità. L’unica cosa che gli/le preme è ottenere i suoi scopi. Per questo inventa, sovverte la realtà. Non si impegna a contraffare il vero, semplicemente lo ignora totalmente, non se ne cura.

Da qui il monito di Frankfurt: “A causa di un eccessivo indulgere in quest’ultima attività, che implica il fare asserzioni senza prestare attenzione ad alcunché, tranne che a ciò che fa comodo al proprio discorso, la normale abitudine di badare a come stanno le cose può attenuarsi o perdersi”. Per questa ragione, ci avverte il filosofo, “le stronzate sono un nemico della verità più pericoloso delle menzogne” (pp. 57-58).

 

consigli di lettura, filosofia pubblica, Senza categoria

Il pulpito e la piazza. Democrazia, deliberazione e scienze della vita, di Giovanni Boniolo

«Solo tre cose servirebbero per ben deliberare in ambito etico relativamente ai risultati della biomedicina: sapere abbastanza di biomedicina per non dire stupidaggini scientifiche, sapere abbastanza di etica (non di storia delle dottrine morali, si badi bene) per non dire stupidaggini filosofiche, sapere abbastanza di come svolgere un argomento per non parlare a vuoto» (p. XIV).

In questo volume, di facile lettura anche per i non esperti, Boniolo spiega, con molti esempi relativi al dibattito bioetico, come dovrebbe funzionare una buona deliberazione democratica: «nessuno spazio per coloro che si riducono a strumenti di demagogia e di ipocrisia: la deliberazione presuppone cittadini informati non solo su ciò su cui si deve deliberare ma sui modi stessi della deliberazione» (dalla quarta di copertina).

Un’ottima lettura per ragionare di bioetica, democrazia, informazione e deliberazione.

il-pulpito-e-la-piazza

Giovanni Boniolo è laureato in Fisica e in Filosofia. Ha insegnato in molte università in Italia all’estero, attualmente è titolare della Cattedra di Filosofia della scienza e Medical Humanities presso l’Università di Ferrara e Honorary Ambassador della Technische Universität München. Qui il suo cv: http://docente.unife.it/giovanni.boniolo/curriculum

metafilosofia

Il nuovo Esame di Stato e la centralità dell’argomentazione: il compito del docente di filosofia

Sull’ultimo numero di Comunicazione Filosofica (n°42) è uscito un mio contributo sulla riforma dell’Esame di Stato 2019.  Tra i cambiamenti significativi della riforma, particolarmente rilevante è la nuova attenzione rivolta alle competenze argomentative dei candidati, richieste in almeno due delle tre tipologie della prima prova. La riforma dell’esame di maturità si aggiunge così ai diversi richiami che da più parti, e ormai da qualche tempo, vanno moltiplicandosi circa la necessità e l’urgenza di promuovere e diffondere nei ragazzi – e nei cittadini tutti – le regole e la pratica di una “buona” argomentazione

Questo è un obiettivo formativo molto complesso e ambizioso, che probabilmente non si esaurisce con il percorso scolastico. Eppure è un obbiettivo che la Scuola deve perseguire, e per molte importanti ragioni che hanno a che fare con la formazione della nostra persona e con il vivere in comunità.  Soprattutto è un obbiettivo formativo che non può essere demandato al solo docente di lettere, ma richiede il lavoro di tutti gli insegnanti (non solo necessariamente quelli di ambito umanistico).

[Illustrazione di Angelo Ruta]

Oggetto di questo articolo è il contributo specifico del docente di filosofia – quando presente – rispetto a questo importante compito educativo. Sostengo che per rendere gli studenti lettori e comunicatori competenti non sia sufficiente introdurli a qualche procedura formale o tecnica retorica. Occorre, invece, renderli consapevoli delle potenzialità, ma anche dei limiti, dell’argomentazione. È essenziale esaminare e mettere in discussione la nostra nozione (epistemologicamente ma anche eticamente e culturalmente) determinata di argomento valido. Un esercizio, quest’ultimo, che è per sua natura tipicamente filosofico.

Nel testo presento alcuni degli argomenti in difesa della necessità per la Scuola di lavorare sulla teoria e la pratica dell’argomentazione. Affronto quindi alcune questioni meta-filosofiche sulla relazione (non scontata) tra l’insegnamento della filosofia e l’apprendimento di competenze argomentative. Concludo, infine, fornendo alcuni suggerimenti didattici per il docente di filosofia.

Qui il link all’articolo.

 

Senza categoria

Il Laboratorio dell’argomentazione

Segnaliamo qui “Laboratorio di argomentazione” di Pietro Alotto, compendio alla nuova edizione della “Storia delle idee filosofiche e scientifiche” di G. Reale e D. Antiseri:

“Noi riteniamo che l’insegnamento della filosofia sia un’ottima palestra per esercitare il, e per formare al pensiero critico, ma riteniamo che per farlo deve mirare in modo consapevole e mirato alla sviluppo di quelle abilità di pensiero che ne stanno alla base.”

Senza categoria

Teoria e pratica dell’argomentazione (al tempo dei troll)

It’s Not Enough to Be Right—You Also Have to Be Kind

di Ryan Holiday

“Reason is easy. Being clever is easy. Humiliating someone in the wrong is easy too. But putting yourself in their shoes, kindly nudging them to where they need to be, understanding that they have emotional and irrational beliefs just like you have emotional and irrational beliefs—that’s all much harder.”

https://medium.com/s/story/its-not-enough-to-be-right-you-also-have-to-be-kind-b8814111fe1

 

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Senza categoria

Adelino Cattani, Botta e risposta. L’arte della replica, Il Mulino 2001.

«Imparare a dibattere ha una funzione che si potrebbe definire “ecologica”, nel senso che aiuta a sopravvivere in un mondo pieno di argomenti inquinati o avvelenati: rende più avvertiti nei confronti degli innumerevoli vizi, errori, pecche, stratagemmi e espedienti, nostri e dei nostri interlocutori-avversari, che inficiano molti ragionamenti che apparentemente sembrano accettabili. […]

Cinque sono i diversi modi di dibattere individuati ed esaminati: polemica, trattativa, confronto, indagine, colloquio. […] Per ciascun tipo di dibattito sono indicati schemi argomentativi tipici, mosse prevalenti (nel duplice senso di più frequenti e più forti) e criteri di valutazione, con particolare interesse per gli effetti prodotti dalle fallacie e dalle violazioni della buona creanza dibattimentale. […]

È tragico parlare bene e avere torto, ammonisce Sofocle nella sua Elettra; ma è ancor più tragico che qualcosa sia imposto con tecniche di manipolazione subdola, le più efficaci delle quali sono quelle che non fanno intervenire la ragione e l’argomentazione.» (Adelino Cattanei, Botta e risposta. Prefazione).

 

Cattani, Botta e risposta

consigli di lettura

P. Cantù, I. Testa, Teorie dell’argomentazione. Un’introduzione alle logiche del dialogo, Mondadori, 2006.

«La teoria dell’argomentazione si interroga su che cosa significa addurre “ragioni” a sostegno delle proprie tesi e sul perché le ragioni dovrebbero convincere o persuadere l’interlocutore; si chiede se ci sono ragioni migliori di altre, in base a quali principi alcune ragioni dovrebbero essere considerate preferibili e gli argomenti che le contengono giudicati validi o migliori.

Un argomento è buono perché è basato sulle ragioni che in astratto ci paiono migliori o perché rafforza le tesi convincendo l’interlocutore dubbioso o un ampio uditorio? A chi spetta il compito di giudicare se le ragioni che adduciamo a sostegno della nostra tesi sono buone? A noi stessi, al nostro interlocutore, a una terza persona super partes, a un esperto? La forza delle ragioni è un fatto oggettivo, intersoggettivo, pragmatico?

A queste domande, che hanno importanza anche per la teoria giuridica e politica e non sono estranee allo sforzo delle società democratiche di risolvere i conflitti in forma non violenta, le diverse concezioni dell’argomentazione messe in dialogo in questo volume danno risposte diverse e ricche di interessanti implicazioni» (Dalla quarta di copertina)

Teorie dell'argomentazione

consigli di lettura

M. Santambrogio, Manuale di scrittura (non creativa), Laterza 2006.

In questo manuale Santambrogio ci spiega che cos’è un’argomentazione: da dove può partire e come può procedere, quali sono i suoi possibili punti deboli e come si può rispondere ad una critica. Il tutto corredato da un’utile serie di esempi ed esercizi per imparare l’arte di argomentare.

«Il materiale di queste lezioni equivale più o meno a quello di un corso semestrale di quella materia che nei paesi anglosassoni si chiama oggi ‘critical thinking’ e costituisce l’equivalente moderno dei corsi di logica e di retorica che si sono tenuti per secoli nelle università. I corsi di ‘critical thinking’ sono utilissimi per gli studenti di tutte le facoltà, ma a mio parere gli studenti di filosofia in modo particolare dovrebbero seguirne uno nel loro primo anno. È difficile capire come si possano leggere con profitto i classici della filosofia senza avere le idee ben chiare sulla struttura dell’argomentazione.» (Santambrogio, Introduzione, p. XII)

santambrogio